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Almeno una volta nella vita ognuno ha tracciato su un foglio segni con la matita, provando l'ebbrezza dell'apparizione di forme e contorni più scuri sulla carta. Solo gli artisti, però, hanno studiato veramente il disegno, impadronendosi lentamente di quest'arte. Acquisire abilità grafica ha significato, da un certo punto in poi della storia dell'arte occidentale, arrivare a possedere il segreto della creazione, e ciò è accaduto da quando l'attività artistica è stata giudicata alla pari delle altre attività liberali, distinguendola così dall'artigianato. Nel segno di queste analogie, il Museo Novecento avvia un progetto espositivo che si fonda sull'idea di disegno in rapporto alle altre discipline artistiche o alle scienze. "Il disegno dello scultore", prima mostra e primo catalogo, presenta opere grafiche firmate da Adolfo Wildt, Jacques Lipchitz, David Smith, Louise Bourgeois, Luciano Fabro, Rebecca Horn e Rachel Whiteread, alternando figurazione e astrazione, studi sul corpo e indagini sullo spazio, schizzi e progetti.